IL NEOLITICO A PALESE
scritto da m. bavaro
La campagna di scavi
effettuata dalla Sovrintendenza per i Beni archeologici della Puglia tra
il 2012 e il 2014 nella località “ Il Titolo”, in un terreno posto ad un
centinaio di metri a monte della
“Punta”, ha confermato la presenza di tracce significative del periodo
neolitico nella zona, risalenti al VI-IV millennio a.C.
Segnalati da tempo per tale presenza, i giardini, gli spazi
verdi e le aree incolte non edificate
esistenti nell'area, estesi per alcuni
ettari, erano stati già sottoposti ad un vincolo “indiretto” con decreto 21
agosto 1996 della Direzione Generale dell' Ufficio Centrale per i Beni
Ambientali, Architettonici, Artistici,
Storici ( oggi D.G. per le Antichità ),
ma una sentenza del TAR Puglia
del 2005 aveva provveduto ad annullare il provvedimento, a seguito della opposizione
di alcuni proprietari.
Ciò ha consentito, nello specifico, la presentazione di un piano di lottizzazione
da parte dell'attuale proprietario del terreno della ex “villa Pontrelli”, immediatamente adiacente,
in direzione di mare, alla Parrocchia “Stella Maris”.
I ritrovamenti del
giacimento archeologico sono, pertanto, la risultanza di un'indagine
preventiva, finanziata dello stesso privato, promossa ai fini di ottenere il
rilascio del permesso di costruzione di nuove edificazioni ad uso residenziale,
previa acquisizione del parere favorevole da parte della Sovrintendenza.
Nell'ambito di tale attività di indagine, la
Sovrintendenza ha provveduto a
catalogare e a compilare l'elenco del materiale fino ad ora venuto alla luce, che appare nel sito Internet
del Ministero dei Beni e delle Attività culturali (www.archeologia.beniculturali.it
) sotto la voce “Scavi”-Bari, fraz.
Palese, loc. Titolo- insediamento neolitico costiero-.
L'eccezionalità del sito, segnalata da più parti nonchè
testimoniata da competenti archeologi e docenti di archeologia, è emersa già
chiara soprattutto dopo il ritrovamento di alcune tipiche sepolture, di
ceramica dipinta ed altro materiale interessante appartenenti alla specifica cultura “Serra
d'Alto”, dal sito eponimo nei pressi di Matera, ove questa fu dapprima
individuata.
E' indubbiamente
riconosciuto che tale cultura segna l'apogeo della corrente culturale
della ceramica dipinta, che rimarrà , per raggiungimento tecnico e stilistico,
insuperabile in Italia nel periodo del Neolitico medio per oltre due millenni.
Appare interessante anche la scoperta di un vaso”Serra
d'Alto”, appartenente allo stesso tipo di quello raccolto alla “Punta”, che, con una protome zoomorfa a testa di
ariete, è stato ritrovato integro con
lastra di chiusura dell'imboccatura, a testimonianza di una deposizione rituale
a suggello dell'abbandono del luogo.
Quantunque l'esito della ricerca non sia stato ancora illustrato, nonostante la
relativa richiesta ripetutamente
avanzata alla Sovrintendenza da parte
del Comune di Bari e in particolare , da parte del V Municipio di Bari, su
sollecitazione dell' associazionismo
locale, il ritrovamento di altri reperti
di cui corre voce e che per
alcuni parrebbero essere unici, pone
il problema circa l'intervento delle istituzioni per la salvaguardia
dell'intera area .
La proposta di realizzare un parco archeologico parrebbe non
discutibile, se si considera che tale insediamento si collega ad altri siti
neolitici presenti sul territorio verso
l'interno della costa: l' uno, individuato
in un terreno agricolo appena fuori l'abitato di Palese sulla via che
conduce a Modugno da uno studioso locale, Michele De Santis, nel 1973, l'altro,
scoperto nell'area di Lama Balice
entrambi da tempo condannati all'oblio.
Si sottolinea, inoltre, che un rione di Palese posto al
centro dell'abitato è indicato con il nome “ l grastudde ”, denominazione riconducibile probabilmente alla abbondante
presenza nella zona di cocci di ceramica, a testimonianza
dell'esistenza in loco di una antichissima fabbrica di lavorazione di vasi di
terracotta che venivano esportati e scambiati.
Proprio durante saggi di scavo in un cantiere edile nei
pressi dell'aeroporto presso Lama Balice nel 2005, ci è stata la scoperta, che
venne ritenuta all'epoca eccezionale, relativa al ritrovamento di una tomba
risalente a 6000 anni fa, occupata da una figura femminile battezzata la “donna
del Tiflis”.
Successivamente non si è ritenuto di approfondire le ricerche
lungo i costoni della lama nell'ambito
dell' attuale Parco Regionale, mentre continua ad essere data per scontata la
versione “ufficiale” circa la completa assenza (?!?) di reperti archeologici
nell'area occupata dal nuovo aeroporto , che, a detta di molti, affioravano sul
suolo e che andarono invece volutamente
distrutti nella fase di realizzazione delle opere.
Riguardo l'insediamento costiero, intanto, dalla
Sovrintendenza pervengono le dichiarazioni che il completamento degli scavi è
ancora in corso e che, almeno al momento, gli elementi archeologici rinvenuti e
le condizioni generali dell'area interessata non appaiono comunque tali da
lasciare presupporre la possibilità di dare vita alla realizzazione di un parco
e che i reperti ritrovati saranno
raccolti in una sede museale.
Continua il dibattito.
La discussione maggiore sorge su come tutelare il
ritrovamento archeologico: contemperando
l'interesse collettivo che riguarda l'importanza del rinvenimento, gli
interessi dei proprietari e i problemi legati la gestione dell'eventuale futuro
parco.
A livello istituzionale, intanto, siamo alla vigilia di
notevoli cambiamenti.
L'istituzione della Città Metropolitana, tra le cui
competenze potrebbe entrare quella della valorizzazione dei parchi archeologici
nonché la possibilità di poter contare sui finanziamenti comunitari per
interventi in tale campo e la circostanza che per il 2016 Matera sia stata
designata Capitale europea della Cultura, possono essere occasioni per puntare
seriamente sulla valorizzazione dei beni archeologici ritrovati sul territorio
di Palese.
Né può essere più accettata la vecchia logica che la tutela
di una testimonianza archeologica può essere assicurata solo dal lasciare sotto
terra o seppellire i reperti, rischiando
quanto stava per accadere per le traccie
neolitiche della “ Punta” che
stavano per essere incoscientemente sbancate con le ruspe.