Lo scoglio che si
protende nel mare adiacente allo stabilimento balneare “La Baia”, denominato
“La Punta”, conserva uno dei siti
archeologici più antichi del territorio di Palese.
Esso risale al periodo neolitico.
Una campagna di scavo effettuata nel 1987, diretta dalla Dott.ssa F. Radina, ha testimoniato la presenza dell'ultimo lembo
di un insediamento umano databile ad un periodo meno recente di quello
ipotizzato dalle ricerche del Prof. Masellis del 1964, che aveva
individuato un villaggio preistorico risalente al
3000 a.C. nella zona immediatamente a monte e in quella adiacente la
località “ Il Titolo”.
I resti di solide fondamenta di pietra esistenti sulla
scogliera, di larghezza pari a m.1,80,
fanno ritenere che la struttura muraria realizzata sulle stesse, anche
se ancora ignota la sua funzione, fosse comunque, per dimensione e tecnica, di
notevole importanza, a testimonianza della presenza di una civiltà molto
evoluta risalente a ben 8.000 anni fa,
scomparsa all'improvviso.
Una piccola scodella miniaturistica di argilla depurata
verdastra – tipo “Serra d'Alto” - , insieme ad altri frammenti di ceramica
della stessa tipologia e di tipo “Diana”, reperiti durante
gli scavi, potrebbero essere indicativi delle diverse fasi d'uso
dell'insediamento, che va da quella più antica e quella più recente del periodo neolitico.
Al termine degli scavi, che hanno interessato solo una parte
dello scoglio, i reperti archeologici
sono stati coperti da uno strato di terreno a salvaguardia degli stessi,
, in attesa di effettuare ulteriori
studi e di consentire una loro futura valorizzazione.
Solo un fortunoso intervento, nel 2008, intanto, ha impedito
lo sbancamento degli stessi, essendo stati progettati ed iniziati sullo
scoglio, ignorando la presenza del sito,
lavori pubblici per livellarlo, al fine
di un suo possibile utilizzo come zona
per la balneazione.
Ulteriori saggi archeologici risultano ancora effettuati all'inizio del 2013 nella zona
immediatamente a monte dello scoglio ed adiacente ad essa, oltre la strada, in
una area, dove era stato, nel frattempo, contestato il relativo vincolo di
salvaguardia.
Si ritiene che tale ricerca, unitamente alle scoperte
archeologiche effettuate, di recente, in Bosnia, a Kisovo, potranno, molto probabilmente, fornirci
notizie certe relative a quella civiltà molto evoluta che è stata presente circa 8.000 anni fa
anche sul litorale palesino, per poi scomparire.
L'esistenza di rami, radici e foglie fossilizzati nella
roccia, visibili nella parte più manomessa
del piccolo promontorio del “La Punta”, lascia supporre che l'intera
zona costiera, ancor oggi caratterizzata per la presenza di acque sorgive che
scaturiscono dalle fenditure degli scogli stratificati della costa, le
cosiddette “acque di Cristo”, fosse coperta anticamente da una folta vegetazione.
Vecchie storie locali,
tra mito e leggende, raccontano che lo scoglio, in età antica, fosse un
importante luogo di culto, ove era presente un
tempio dedicato ad una divinità agreste pre-romana, la dea Pale, protettrice
degli armenti e dei pastori.
L'orientamento della
struttura muraria scoperta, che è nel senso est-ovest, che è tipica dei templi,
potrebbe anche avvallare tale ipotesi.
Ancora negli anni '70 del secolo scorso era facile osservare
che, prima del periodo della tosatura, le greggi dei pastori del posto venivano
condotte annualmente all'estremità dello scoglio e, seguendo il montone, che
veniva spinto in acqua e che, poi, a nuoto raggiungeva la riva, venivano
lavate, quasi un antico rito di purificazione, così come avveniva durante le
Palilie, l'antica festa romana dedicata il giorno 21 aprile alla dea.
Al nome di tale divinità ( lat. Pal, Pales) viene, con
molta fantasia, associato quello toponimo di Palese.
Un tragico incidente avvenne il 17 luglio del 1954 nell'area
immediatamente antistante il sito, lì dove numerosi cocci di ceramica
affioravano dal suolo..
In un terreno sabbioso
lasciato abbandonato, come, peraltro, era quello dell' intera fascia che dal
lungomare arrivava sino alla strada Nazionale, tre ragazzi persero la vita,
soffocati in un piccolo cunicolo, sprofondato all'improvviso, che avevano
scavato per giocare a caccia del tesoro.
Per Giovanni Pistorio, di 13 anni, Rocco Chiusolo, di 15
anni, Renato Andreatini, di 11 anni, “la terra fu per loro gioco e morte”.
mimmo bavaro
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