CHIESA RURALE DELL' ANNUNZIATA DI
CAMPAGNA IN AGRO DI BARI – S.SPIRITO: Il Santo di
colore
La piccola chiesa rurale dell'Annunziata, risalente al
periodo romanico, è attualmente situata in agro di S.Spirito, al confine tra il
territorio di Bitonto e quello di Bari .
E' ubicata a margine della strada provinciale che
dall'aeroporto di Palese raggiunge la
città di Bitonto, in prossimità
dell'antico cippo confinario detto il “titolo” di Camerata.
Costruita sul ciglio
di Lama Balice, da secoli è meta di pellegrinaggi. E' attualmente aperta alla devozione dei fedeli il 25 marzo
e la prima domenica dopo Pasqua.
Essa è stata completamente rifatta nell'alzato e nelle
coperture intorno all'anno 1585 e ulteriormente restaurata nel 1805, conservando il quadrato di base,
con abside ad oriente, riconducibile allo stato originario medievale della
costruzione.
Sulle pareti interne, sotto strati di calce, è apparso, a
testimonianza di una devozionale cultura popolare, un interessante corredo
decorativo, opera, in particolare, del
maestro Ruggiero Bruno da Cosenza, che si firma.
Negli affreschi laterali particolare curiosità desta la
giovane figura maschile, dai tratti negroidi, che è dipinta insieme ad altri
santi della Chiesa cattolica.
Raffigurata anch'essa con una aureola in testa, è certo che tale figura rappresenti
una persona riconosciuta santa,
o, per lo meno, ritenuta tale.
Alcuni indizi e ricerche specifiche sui santi di colore, per
la verità pochi e, per la maggior parte,
di origine siciliana, conducono a ritenere,
che tale personaggio raffiguri, con molta probabilità, San Benedetto il Moro, detto
anche Benedetto da San Fratello, al secolo Benedetto Manasseri, un monaco francescano vissuto nel XVI secolo in
Sicilia. 1)
A tale conclusione è
pervenuto anche il prof. Vincenzo
Colonna, studioso di storia locale.
Riferisce l'agiografia di A. Daça (Valladolid- 1611) che San
Benedetto nasce nel 1524 nel paese di San Fratello, vicino a Messina, e muore a
Palermo il 4 aprile del 1589.
Non risulta chiaro se è uno schiavo di colore, figlio di
schiavi negri, di origini etiopi, che già si erano convertiti al cristianesimo
o nati cristiani; oppure, se è figlio di uno schiavo di nome Cristoforo,
appartenente alla famiglia Manasseri, e di Diana, già franca, entrambi di origine etiope, nato libero per
concessione dello stesso Manasseri, da cui prese il cognome.
Da ragazzo pascola le pecore del padrone del padre, di cui è
al servizio, si veste con abiti di
foglie di palma intrecciati e conduce già una vita solitaria, guadagnandosi
immediatamente il soprannome di Santo
moro.
In odore di santità,
lascia a diciotto anni la casa di famiglia e si rifugia, a ventuno, come frate
laico, nell'eremo di Santa Domenica a
Caronia, nei pressi del suo paese natale, ove accorrono da lui, benchè analfabeta, anche moltissimi ecclesiastici, maestri di
teologia e persino il Vicerè, per ricevere i suoi saggi consigli.
Divenuto frate francescano, chiede di appartenere all'Ordine dei Riformati e si
trasferisce presso il monastero di S,
Maria di Gesù sul Monte Pellegrino, a Palermo, dove svolge umilmente la
mansione di cuoco. Contribuisce a rintracciare le spoglie di Santa Rosalia,
vissuta eremita quattro secoli prima sul monte e sepolta in una grotta.
Il suo culto di santo inizia molto prima della morte.
La sua grande fama di taumaturgo in particolare, si diffonde tanto
rapidamente in Sicilia, in Italia e in Spagna nonchè nelle altre terre
dell'Impero spagnolo e in Sudamerica, da
avere subito, nel 1594, il primo processo di canonizzazione .
Considerato da tutti
un Santo, anche senza un ufficiale riconoscimento della Chiesa, il
Senato di Palermo, nel 1652, lo ha già nominato “Beato Patrono” della città
siciliana, insieme a S. Rosalia.
Solo molto più tardi, nel 1743, viene beatificato dal Papa
Benedetto XIV, che rese ufficialmente
possibile il suo culto. 2)
Dopo un lunghissimo
processo, il frate è finalmente canonizzato nel 1807.
E' da ritenersi che la
diffusione del culto di frate Benedetto,
anche prima della sua morte, pur senza il riconoscimento ufficiale di
santo, sia stata fortemente voluta dai frati
francescani, sia per diffondere immediatamente la vita prodigiosa e la personalità di
un loro
confratello, di colore, dotato di singolari doti di uomo di Dio,
sia per propagandare l'impegno avviato
dall'Ordine relativo alla conversione
degli schiavi .
Molto probabilmente
questo fenomeno è avvenuto anche in
Puglia e a Bitonto,in particolare, dove è
significativa la presenza francescana e dove, forse, molti
pittori locali vestono il saio.
Occorre considerare
che il francescanesimo del XVI secolo, attraverso la conversione religiosa
degli schiavi o ex schiavi neri, convertiti, eremiti, in un periodo dove è
ammessa la schiavitù , sembra proporsi, peraltro, come valido
strumento di integrazione sociale, soprattutto dove numerosa è la presenza di schiavi di colore
presso la popolazione locale. 3)
La ricerca di un modello di santità nera e la diffusa
raffigurazione dell'immagine di un santo di colore, proveniente dal proprio
ordine monastico, che in quel momento storico risponde al modello di santità più perseguito dall'Ordine
monastico, diventa, quindi, da parte dell'ordine francescano, la immediata forma di testimonianza della
loro significativa opera di evangelizzazione
fatta presso le vittime della
guerra corsara e la conversione dei popoli negri delle Indie.
Una testimonianza che conduce ben presto San Benedetto sugli
altari delle chiese Centro-Sud America, dove, benchè in forma non ancora
ufficiale, viene riconosciuto santo protettore del persone di colore e che
consente anche di conoscere l'immagine del” Santo Moro” nella piccola chiesa
rurale dell' Annunziata..
1)
Per la possibile
identificazione del Santo è stato molto determinante il testo di Giovanna Fiume
“Il santo moro: i processi di canonizzazione di Benedetto di Palermo
(1594-1807)”.
La copertina del libro riporta
un dipinto del Santo, opera moderna di Giuseppe Madauro, la cui immagine
risulta molto rassomigliante a quella dell'affresco della chiesa
dell'Annunziata.
2)
Papa Benedetto XIV
è il primo pontefice che condanna la schiavitù nel mondo.
3)
Nei possedimenti
della Corona spagnola di Carlo V , compresa la Sicilia e la Puglia, la presenza
degli schiavi di colore è ivi rappresentata
non solo da quelli che vengono catturati sulle coste dell' Africa e
regolarmente venduti, ma anche da quelli
sottratti alle forze nemiche. Nella sola battaglia navale di Lepanto,
combattuta nel 1571, l'esercito cristiano libera 15.000 schiavi cristiani dalle
galee turche, ma cattura ben 10.000 prigionieri e numerosi altri schiavi di colore che, venduti, vanno ad incrementare
significativamente la presenza della schiavitù nei paesi dell'Europa cristiana.
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