città metropolitana bari

La Città metropolitana di Bari rappresenta uno dei 10 enti amministrativi del territorio italiano (città metropolitane) identificati dal decreto legge 95 del 6 luglio 2012 di revisione della spesa pubblica (spending review). Previsto per la prima volta dalla legge 8 giugno 1990, n. 142 (artt. 17-21) sul nuovo ordinamento degliEnti locali, ha trovato nuovo slancio nell'art. 114 della Costituzione della Repubblica Italiana, dopo la riforma dell'ordinamento della Repubblica del 2001 con la modifica del titolo V della Carta Costituzionale

lunedì 19 agosto 2013

La Città metropolitana di Bari - il nuovo ddl

La Città metropolitana di Bari, già prevista nel nostro ordinamento  dalla legge 8 giugno 1990, n.142 ed inserita nel Tuel e nella Costituzione della Repubblica Italiana all'art. 114, ma mai istituita, dal recente Disegno di Legge   “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle  unioni  e fusioni di Comuni”, esaminato dal Consiglio dei Ministri  in data 26 luglio 2013 ed inviato alle Camere per la definitiva approvazione, viene confermata quale uno dei 10 enti locali del territorio italiano, configurandola, però, come ente territoriale di secondo grado. 
Nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione delle competenze e autonomia, lo schema del d.d.l. approvato dal Consiglio dei Ministri, in  attesa della riforma costituzionale di abolizione delle Province, di prossima emanazione, prefigura, infatti, anche un nuovo assetto istituzionale degli enti locali, istituendo per il  governo del territorio soltanto due livelli amministrativi a elezione diretta: Regioni e Comuni e riconoscendo, invece, ad enti di secondo livello quali appunto le Città metropolitane, le Province, fino all'entrata in vigore della riforma costituzionale, e le Unioni dei Comuni, lo svolgimento di funzioni relative ad area vasta, cioè quelle sovracomunali e provinciali.
Per tali enti, di cui viene riconosciuta l'importanza strategica e la migliore rispondenza ai criteri di efficacia, oltre di risparmio dei costi, il d.d.l. approvato  prevede già dall'anno 2014 cambiamenti sostanziali, sia negli assetti istituzionali, che nelle funzioni, assegnando ad organi composti da membri di diritto, quindi, senza necessità di elezioni, il compito di occuparsi degli stessi, a titolo gratuito. Spetta, in particolare, ai sindaci eletti nei Comuni facenti parte del territorio provinciale provvedere  a predisporre lo statuto nonché a determinare, secondo quanto previsto dal d.d.l., le funzioni, le modalità di elezione tra i sindaci per gli organi di vertice,  il trasferimento delle competenze .
 Viene prevista, intanto, già dal 1° gennaio 2014  la costituzione della Città metropolitana di Bari, unitamente a quelle di  di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma Capitale, Napoli e Reggio  Calabria, al fine di dar vita al relativo statuto e  renderla  operativa dal 1° luglio 2014, mediante immediato subentro alla  Provincia di Bari, che viene soppressa. 
Oltre ad ereditare tutte le funzioni della Provincia, sostituendosi come ente di secondo grado, la Città metropolitana di Bari,  così per le altre Città metropolitane, è chiamata soprattutto a curare  lo sviluppo strategico del territorio mediante attività di coordinamento, promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione nonché mediante l'attività di pianificazione territoriale generale, la promozione dello sviluppo economico e il sostegno alla ricerca.
ll d.d.l. approvato prevede che alla Città metropolitana siano trasferiti patrimonio, risorse e personale della ex Provincia e che, come primo assetto istituzionale, il sindaco metropolitano sia il Sindaco della Città capoluogo e che il Consiglio sia costituito dai Sindaci dei comuni con più di 15 mila abitanti e dai Presidenti delle Unioni dei Comuni con 10mila abitanti, che si esprimono con voto ponderato. Per i primi tre anni ne fanno parte anche i Presidenti delle Unioni di Comuni istituite per l'esercizio delle funzioni obbligatorie.
In alternativa a questo assetto istituzionale formato dai soli membri di diritto, il d.d.l., all'art. 4 – comma 2° -, prevede la facoltà di ricorrere anche ad un altro, se specificatamente indicato dallo Statuto all'atto di costituzione della Città metropolitana.
In questo secondo assetto il Sindaco metropolitano è di diritto il Sindaco della città capoluogo, mentre i componenti del Consiglio sono eletti  con elezioni di secondo grado, dai Sindaci e dai Consiglieri comunali dei Comuni appartenenti al territorio della città metropolitana, che si occupano della stessa , sempre a titolo gratuito.
Il d.d.l., nello stesso art.4, comma 2°- prevede, altresì, anche la possibilità  di elezione da parte dei cittadini del Sindaco metropolitano e dei componenti del Consiglio metropolitano, mediante elezioni dirette a suffragio universale.
Tale facoltà, sempre se prevista dallo Statuto, è possibile  esclusivamente a decorrere dal 2017, scadenza di un triennio dalla data di costituzione della città metropolitana,  e, comunque, se non successivamente all'approvazione della legge statale sulla legge elettorale.

 E', inoltre, condizione necessaria affinchè si possa far luogo ad elezioni a suffragio universale del Sindaco e del Consiglio metropolitano,  che entro il termine predetto si sia proceduto ad articolare il territorio del Comune Capoluogo in più Comuni, secondo la procedura prevista nel dettaglio dallo stesso d.d.l.

HISTORY of PALESE and SANTO SPIRITO

HISTORY of PALESE

The first urban nucleus of Palese arises when, in the second half of the seventeenth century., Spreads the practice of granting land in perpetual lease. Plots of land to cultivate are granted by the owners (or ecclesiastical bodies landowners residing in the municipalities of Bito, and Bari Modugno) in favor of the settlers and farmers natives of neighboring countries. In the face of someone else's right to enjoy and embrace the fruits, the settlers undertake any obligation to make improvements to agricultural land and to the owner, for a specified period, a periodic rental represented by a sum of money or a part of the production. Over time, having the ability to pay, the settlers begin to redeem the land and to settle permanently on it.
From 1811, the township, for the most part consisting of typical rustic dwellings with walls of dry stone shaped trulli (pagliare) or in the shape of inverted earthenware pot (grastudde), and indicated by the name of Marina Village Reunited or Modugno, took the name of Palese. With this name is, in fact, officially known as the location, that by Royal Decree, signed by Gioacchino Napoleone (Murat), King of the Two Sicilies, is subject to the judicial district of the District of Modugno. In 1928 the territory of Palese, bounded to the west by way Capitaneo and east by Modugno away from Via Duca d'Aosta and the stradella Mangialardo, coincident, for the most part, with the former territory declared "promiscuous" as early as 1511 by Isabella of Aragon, Duchess of Bari, in order to allow the release to the sea to the town of Modugno, administratively passes from this to that of Bari, which already belongs to the territory of spots.
The township is consolidated on an axis defined by the current main road Corso Vittorio Emanuele (internal parallel of the ancient Via Resort) around the "polarity" such as the Portico of Papapicco at Capitaneo Palace, the ancient church, the present rectory. Perpendicular to this axis are developed, according to a precise metrical scansion (multiples of the centurions?), Dozens of alleys that, in some cases, become roads towards the sea or towards the country and in others, remain dead ends in a structure to " comb ". In fact, right at the intersection of Corso Vittorio Emanuele with some major arteries (via Modugno, via Tower Brencola) develop specific nodes of architectural significance.


Santo Spirito

The urban nucleus of Santo Spirito rises when in the first half of 1800 the old "locus Sancti Spiritus," for centuries belonging to a Benefit Chamber of Royal Patronage for the most part, is divided up and given in subenfiteusi. Agricultural land is freed, it will start the private building, stands the church dedicated to Santo Spirito nd build patrician villas belonging to the noble classes and the rich bourgeoisie Bitonto. The resort of Santospirito, inserted nell'ager Butuntinus, it is well known since Roman times, it was crossed by the Via Traiana and comfort because the seat of a small port used by inland cities to the coast for export of its agricultural products, as evidenced by the presence of a wreck of a Roman ship, loaded with amphorae, in the waters off the former "Tower of Finance." The coast was also the point of supply of water for the sailors, given the presence of many sources of spring water. The geographer and cartographer Arab Idrisi, who lived in the second half of the twelfth century, indicates the cove by the name of "burg. Gilu, although it is said that '. silu "(tower silos). In 1928 the territory of Santospirito for centuries belonging to the municipality of Bito, he joined the City of Bari



ORIGIN OF NAMES
Between myth, legend and history

MANIFEST

- In the deeds preserved in the Archives of the Basilica of San Nicola and that of the Cathedral of Bari are indicated, around the eleventh century, a place called Palizzo that you think may indicate, with considerable probability, and historical foundation, that of Palese. According to the scholar V. A. Melchior, who first gives such a case, the name of the name originates from the presence in the fences or wooden fences (lat. palitium), erected in defense of rural houses and flocks. Based on a research carried out by the local historian Vito Ricci, the oldest indication of that name dates back to 1048. The reference to such locations is present in the acts of Cadastre of Bari in the years and in later centuries with variations similar to each other (Paliczio, Palisco, Paliso, Palieso).

- The jurisdiction of the Bishop of Giovinazzo is present in medieval times, around 1100, a hamlet named Puzillum. The student identifies Lozito Vito in this house the future urban core and the name Palese.

- Near Palace Capitaneo can still see a building with arches called Portico of Papapiccolo, used in the seventeenth century as a place of rest for travelers and shepherds. Such a "millstone", according to local historian Leonardo Del Turkish, is run by an unknown host, a native of Palo del Colle, nicknamed "the Palese." Which he could derive the name.

- In the General Cadastre Modugno year 1752 is present in the area of ​​the square Capitaneo, a Tower Palese, sixteenth, so called because, placed on high ground, is visible from the surrounding area. The origin of the name may derive Palese, according to some local scholars and Modugno (Potenza, Milan and others), from the name of this tower, mentioned, however, even in the Atlas Rizzi Zannoni 1807.

- On the rock that juts out into the sea called La Punta archaeological excavations carried out in 1987, directed by Dr. F. Radina, have testified to the presence of human settlements, as already suggested by the research of Prof. Masellis of 1964, to the Neolithic period (6000 BC.). The remains indicate the presence of the foundations of a solid stone building on the rock suggest that the structure was of considerable importance.
One could speculate that it is, given its orientation in the east-west direction, to a place of worship, perhaps a small temple dedicated to a deity in ancient rural pre-Roman times, the goddess Pale, protector of herds and shepherds . The name of this deity (lat. Pal, Pales) could be associated to Palese. Even in the 70s of last century it was easy to see that before shearing the flocks were conducted at the end of the rock and pushed into the water to be washed, almost a rite of purification as was the case during the Palilie, Roman festival dedicated to the goddess.

- A poem in the vernacular of the poet Peter palesino Palasciano refers to an unlikely mythical origin of the name linked to a tragic love between Jupiter and a young girl by the name of the place Palese.


Santo Spirito

- The scholar Lozito Vito believes that to give the name to the locality has not been the presence in the area of ​​a church dedicated to Santo Spirito  but instead, it was the "locus" "Sancti Spiritus", a name already existing in ancient times and amounted to the first time in a document of 1261.

- In the first half of 1700 you have certain knowledge that the ancient church located in the territory of Santo Spirito near the sea", of which you do not know the dedication, there is a painting of the Holy Spirit, though a story regarding S . Francis refers to the presence, at the time of the saint, a "chieusola" dedicated to Santo Spirito and located near the Castle of Argiro (formerly Castle Saracino) located at the western end of the harbor, of which the remains are still visible within the existing homes.

M & M. Bavaro

LA PUNTA IN PALESE - BARI

The rock that juts out into the sea adjacent to the bathhouse "The Bay", called "La Punta", contains one of the oldest archaeological sites in the territory of Palese.
It dates back to the Neolithic period.

An excavation campaign carried out in 1987, directed by Dr. F. Radina, testified the presence of the last piece of a human settlement dating back to a period older than that used by the research of Prof. Masellis of 1964, which identified a prehistoric village dating back to 3000 BC in the area immediately upstream and in the adjacent area of ​​"The Title".

The remains of a solid foundation of existing stone on the cliff, with a width of m.1, 80, suggest that the wall structure built on the same, although its function is still unknown, however, was, in size and technique, of considerable importance , reflecting the presence of a highly evolved civilization dating back to 8000 years ago, suddenly disappeared.

A small bowl of purified clay miniature greenish - like "Serra d'Alto" - along with other fragments of pottery of the same type and kind of "Diana", found during excavations, might be indicative of the different phases of use of ' settlement, ranging from the most ancient and most recently that of the Neolithic period.

At the end of the excavations, which affected only a part of the rock, the archaeological finds have been covered by a layer of soil to protect the same,, waiting for further studies and to enable their future development.

Only a lucky intervention in 2008, meanwhile, has prevented the excavation of the same, having been designed and started on the rock, ignoring the presence of the site, public works to level in order to use as a possible area for bathing.

Additional tests archeological are still made at the beginning of 2013 in the area immediately upstream of the reef and adjacent to it, across the street, in a area where it had been, meanwhile, questioned the relative bond of protection.
It is believed that this research, together with the archaeological discoveries made, recently, in Bosnia, in Kisovo, will most likely provide us with certain information related to that very advanced civilization that was present around 8,000 years ago, also on the coast palesino, then disappear.

The existence of branches, roots and leaves fossilized in the rock, visible in the most tampered with the small promontory of "La Punta", suggesting that the entire coastal area, which is still characterized by the presence of the spring waters that flow through the fissures of the stratified rocks of the coast, the so-called "water of Christ", was once covered by thick vegetation.

 Old local stories, myth and legends tell us that the rock, in ancient times, was an important place of worship, where there was a temple dedicated to a deity rural pre-Roman times, the goddess Pale, protector of herds and shepherds.

 The orientation of the building structure discovery, which is in the east-west direction, which is typical of the temples, it could also endorse this hypothesis.
Even in the 70s of last century it was easy to see that, before the time of shearing, the flocks of local shepherds were conducted annually at the end of the rock and, following the ram, which was pushed into the water and, then, swimming reached the shore, were washed, almost an ancient purification ritual, as was the case during the Palilie, the ancient Roman festival dedicated to the goddess on 21 April.
The name of this deity (lat. Pal, Pales) is, with a lot of imagination, associated with the name of Palese.

A tragic incident took place on July 17 of 1954 in the area immediately in front of the webiste, where numerous pottery shards came out of the ground ..
In a sandy soil left abandoned, as, however, was that of 'entire band that came from the waterfront up to the National road, three boys died, suffocated in a small tunnel, collapsed suddenly, they had dug to play hunting the treasure.

For John Pistorio, 13 years old, Rocco Chiusolo, aged 15, Renato Andreatini, 11 years old, "the land was for them to play and death."

http://goo.gl/maps/w2fqD


Mimmo bavaro

PROVINCIA / PATTI TERRITORIALI/ AREA METROPOLITANA / CITTA' METROPOLITANA breve cronistoria

1990.
Già nel 1990 vi furono ipotesi circa la perimetrazione di un"area metropolitana con 44 Comuni e circa 400.000 abitanti con funzioni e territorio non molto diversi da quelli della Provincia. Inoltre la costituzione della nuova Provincia della BAT (Barletta-Andria-Trani) ne limitava prospettive e potenzialità.

1999.

Allo scopo di avviare strategia di Marketing territoriale ed attrarre finanziamenti del PO Regione Puglia (2000-2006) si avviarono altre forme di aggregazione tra i comuni del Barese con l'istituzione di Patti Territoriali che vedevano interessati i Comuni di  Bari, Adelfia, Bitetto, Bitritto, Capurso, Casamassima, Modugno, Sannicandro, Triggiano e Valenzano.

2004
nasce il PIT n. 3 - Area Metropolitana di Bari con l'obiettivo del "Consolidamento del polo di reti e nodi di servizi presente nell’area metropolitana sia rispetto alle infrastrutture di logistica e di trasporto, sia rispetto ai servizi innovativi di rete basati sull’offerta di prestazioni della Società della Conoscenza” comprendendo  15 comuni (Bari, Adelfia, Bitetto, Bitritto, Capurso, Casamassima, Cellamare, Modugno, Mola di Bari, Noicattaro, Palo del Colle, Rutigliano, Sannicandro, Triggiano, Valenzano), una 
superficie di circa 660 Kmq euna popolazione di oltre 560 mila abitanti.

2005
Presentato dal Comune di Bari il progetto BA-2015 Piano Strategico Metropoli della città di Bari  per un nuovo modello di governance e pianificazione strategica metropolitana dell'area di Bari, con l'obiettivo di creare una struttura per la pianificazione strategica. La pianificazione strategica nell’area barese avviata tra il 2004/2005 ha portato alla  sottoscrizione il 12 ottobre 2006, con deliberazione della Giunta Municipale di Bari n. 846, di un protocollo d’intesa firmato dalla Provincia di Bari e da 30 Comuni compreso il Capoluogo (Patto per la pianificazione strategica di Terra di Bari).

2007
Nel 2007 la Provincia di Bari e i Comuni sottoscrittori del patto hanno costituito un associazione
al fine di rafforzare le politiche di area vasta con l’obiettivo di proporre una vera e propria
Unione di Comuni.ì con 1.000.000 di abitanti, 31 comuni, una superficie di km² 2.270 e una densità di  ab./km² 258.


venerdì 9 agosto 2013

Un santo nero a Palese-Santo Spirito

CHIESA RURALE DELL' ANNUNZIATA DI   CAMPAGNA IN AGRO DI BARI – S.SPIRITO:  Il   Santo    di   colore
                                                                                                                   





La piccola chiesa rurale dell'Annunziata, risalente al periodo romanico, è attualmente situata in agro di S.Spirito, al confine tra il territorio di Bitonto e quello di Bari .
E' ubicata a margine della strada provinciale che dall'aeroporto  di Palese raggiunge la città di Bitonto,  in prossimità dell'antico cippo confinario detto il “titolo” di Camerata.
 Costruita sul ciglio di Lama Balice, da secoli è meta di pellegrinaggi.  E' attualmente  aperta alla devozione dei fedeli il 25 marzo e la prima domenica dopo Pasqua.
Essa è stata completamente rifatta nell'alzato e nelle coperture intorno all'anno 1585 e ulteriormente restaurata  nel 1805, conservando il quadrato di base, con abside ad oriente, riconducibile allo stato originario medievale della costruzione.
Sulle pareti interne, sotto strati di calce, è apparso, a testimonianza di una devozionale cultura popolare, un interessante corredo decorativo,  opera, in particolare, del maestro Ruggiero Bruno da Cosenza, che si firma.
Negli affreschi laterali particolare curiosità desta la giovane figura maschile, dai tratti negroidi, che è dipinta insieme ad altri santi della Chiesa cattolica.
Raffigurata anch'essa con una aureola in testa, è  certo che tale figura  rappresenti  una  persona riconosciuta santa, o, per lo meno, ritenuta tale.
Alcuni indizi e ricerche specifiche sui santi di colore, per la verità pochi e, per  la maggior parte, di origine siciliana, conducono a ritenere,  che tale personaggio raffiguri, con molta  probabilità, San Benedetto il Moro, detto anche Benedetto da San Fratello, al secolo Benedetto Manasseri, un  monaco francescano vissuto nel XVI secolo in Sicilia.  1)
 A tale conclusione è pervenuto  anche il prof. Vincenzo Colonna, studioso di storia locale.
Riferisce l'agiografia di A. Daça (Valladolid- 1611) che San Benedetto nasce nel 1524 nel paese di San Fratello, vicino a Messina, e muore a Palermo il 4 aprile del 1589.
Non risulta chiaro se è uno schiavo di colore, figlio di schiavi negri, di origini etiopi, che già si erano convertiti al cristianesimo o nati cristiani; oppure, se è figlio di uno schiavo di nome Cristoforo, appartenente alla famiglia Manasseri, e di Diana, già franca,  entrambi di origine etiope, nato libero per concessione dello stesso Manasseri, da cui prese il cognome.
Da ragazzo pascola le pecore del padrone del padre, di cui è al servizio,  si veste con abiti di foglie di palma intrecciati e conduce già una vita solitaria, guadagnandosi immediatamente il soprannome di  Santo moro.
 In odore di santità, lascia a diciotto anni la casa di famiglia e si rifugia, a ventuno, come frate laico, nell'eremo di Santa  Domenica a Caronia, nei pressi del suo paese natale, ove accorrono da lui, benchè analfabeta,  anche moltissimi ecclesiastici, maestri di teologia e persino il Vicerè, per ricevere i suoi saggi consigli.
Divenuto frate francescano, chiede di  appartenere all'Ordine dei Riformati e si trasferisce presso il monastero di  S, Maria di Gesù sul Monte Pellegrino, a Palermo, dove svolge umilmente la mansione di cuoco. Contribuisce a rintracciare le spoglie di Santa Rosalia, vissuta eremita quattro secoli prima sul monte e sepolta in una grotta.
Il suo culto di santo inizia molto prima della  morte.  La sua grande fama di taumaturgo in particolare, si diffonde tanto rapidamente in Sicilia, in Italia e in Spagna nonchè nelle altre terre dell'Impero spagnolo  e in Sudamerica, da avere subito, nel 1594, il primo processo di canonizzazione .
 Considerato da tutti un Santo, anche senza un ufficiale riconoscimento della Chiesa, il Senato di Palermo, nel 1652, lo ha già nominato “Beato Patrono” della città siciliana,  insieme a S. Rosalia.
Solo molto più tardi, nel 1743, viene beatificato dal Papa Benedetto XIV, che rese ufficialmente  possibile il suo culto. 2)
 Dopo un lunghissimo processo, il frate è finalmente canonizzato nel 1807.
 E' da ritenersi che la diffusione del culto di frate Benedetto,  anche prima della sua morte, pur senza il riconoscimento ufficiale di santo, sia stata fortemente voluta dai frati  francescani, sia  per  diffondere immediatamente  la vita prodigiosa e la personalità di un  loro  confratello, di colore, dotato di singolari doti di uomo di Dio, sia  per propagandare l'impegno avviato dall'Ordine relativo alla conversione  degli schiavi .
 Molto probabilmente questo fenomeno è avvenuto  anche in Puglia e a Bitonto,in particolare, dove è  significativa  la  presenza francescana e dove, forse, molti pittori locali vestono il saio.
 Occorre considerare che il francescanesimo del XVI secolo, attraverso la conversione religiosa degli schiavi o ex schiavi neri, convertiti, eremiti, in un periodo dove è ammessa la schiavitù   ,  sembra proporsi, peraltro, come valido strumento di integrazione sociale, soprattutto dove  numerosa è la presenza di schiavi di colore presso la popolazione locale. 3)
La ricerca di un modello di santità nera e la diffusa raffigurazione dell'immagine di un santo di colore, proveniente dal proprio ordine monastico, che in quel momento storico risponde al  modello di santità più perseguito dall'Ordine monastico, diventa, quindi, da parte dell'ordine francescano,  la immediata forma di testimonianza della loro significativa opera di evangelizzazione  fatta      presso le vittime della guerra corsara e la conversione dei popoli negri delle Indie.
Una testimonianza che conduce ben presto San Benedetto sugli altari delle chiese Centro-Sud America, dove, benchè in forma non ancora ufficiale, viene riconosciuto santo protettore del persone di colore e che consente anche di conoscere l'immagine del” Santo Moro” nella piccola chiesa rurale dell' Annunziata..

 mimmo bavaro



1)                   Per la possibile identificazione del Santo è stato molto determinante il testo di Giovanna Fiume “Il santo moro: i processi di canonizzazione di Benedetto di Palermo (1594-1807)”.
La copertina del libro riporta un dipinto del Santo, opera moderna di Giuseppe Madauro, la cui immagine risulta molto rassomigliante a quella dell'affresco della chiesa dell'Annunziata.
2)                   Papa Benedetto XIV è il primo pontefice che condanna la schiavitù nel mondo.

3)                   Nei possedimenti della Corona spagnola di Carlo V , compresa la Sicilia e la Puglia, la presenza degli schiavi di colore è ivi rappresentata  non solo da quelli che vengono catturati sulle coste dell' Africa e regolarmente venduti,  ma anche da quelli sottratti alle forze nemiche. Nella sola battaglia navale di Lepanto, combattuta nel 1571, l'esercito cristiano libera 15.000 schiavi cristiani dalle galee turche, ma cattura ben 10.000 prigionieri e numerosi altri schiavi  di colore che,  venduti, vanno ad incrementare significativamente la presenza della schiavitù nei paesi dell'Europa cristiana.

mercoledì 7 agosto 2013

IL PIANO PARTICOLAREGGIATO DI SANTO SPIRITO - AGOSTO 2013


Figura 1: “Santo Spirito - Tirata delle barche” tratta da V. Lozito, Santo Spirito. Storia di un centro costiero in Terra di Bari, Levante Editori, Bari, 1994,


Quando, nel 1976, Ludovico Quaroni disegnò il Piano Regolatore di Bari, egli riconobbe nel centro costiero di Santo Spirito un luogo dall’importante valore storico, tanto da istituire, per quest’area, una “zona d’interesse ambientale”, dove, secondo le norme tecniche di attuazione al PRG, “può edificarsi (solo) con piani particolareggiati informati alle prescrizioni dei programmi di attuazione, redatti a cura dell'Amministrazione” [1].


  1. “Tutelare” gli edifici “palazzi e ville che insistono nell’area di intervento”, impedendone l’abbattimento[2];

  2. “Coinvolgere” la Soprintendenza ai Beni AA.AA.AA.SS. nella stesura del Piano[3];

  3. “Rivisitare” la viabilità dell’area[4];

  4. Adeguare, “alle nuove esigenze abitative, già attualmente carenti, delle reti relative a luce, acqua, fogna nera, gas, ecc…realizzazione della fogna bianca”[5];

A distanza di quattro anni dal parere del Consiglio (questi sono i “tempi tecnici” del Comune di Bari!), il Piano Particolareggiato, visto e corretto, nel 2009 torna ai rappresentanti dei cittadini della I Circoscrizione, accogliendo solo alcune delle modifiche richieste, al fine di riceverne una definitiva “approvazione”. Le modifiche introdotte sono così riassumibili:



  1. È stata esclusa la realizzazione di un edificio alto 18-19 metri, nell’isolato n.1 [6] (Castello di Argiro);

  2. sul fronte del Lungomare sono previsti interventi edilizi che prevedono “sopraelevazioni di un solo piano”, in corrispondenza dei fabbricati definiti dal solo piano terra, definendo, così, un’altezza (8-10 metri) costante per tutto il fronte [7];

  3. È stata, solo parzialmente, “valorizzata” la Torre della ex Guardia di Finanza, attraverso un leggero “diradamento”, prevedendo la demolizione del muro di cinta contiguo alla Torre[8];


Al contrario, non sono stati previsti interventi circa gli altri punti sollevati dal Consiglio Circoscrizionale, in particolare:



  1. Escludendo pochi metri quadri, assolutamente insufficienti[9], non sono state reperite nuove aree da destinare “a verde e a servizi per la residenza, nonché a parcheggio”;

  2. Non è stata prevista alcuna tutela dei palazzi e ville che insistono nell’area di intervento, non avendo censito gli immobili di pregio e non avendo studiato le “caratteristiche tipologiche e decorative”. Si è previsto, invece, per mezzo del “piano del colore”, il quale manca di esaustivi fondamenti storici, di prescrivere le qualità cromatiche dei fronti e non tutelarne origine e struttura[10];

  3. Non riconoscendo alcun valore storico[11], il coinvolgimento della Soprintendenza non sembra essere stato richiesto dal Comune di Bari;

  4. La viabilità della zona non è stata modificata[12];

  5. È assente anche la semplice e formale previsione delle sempre più urgenti infrastrutture, quali la fogna bianca, poiché aspetti da riferirsi “a questioni meramente esecutive, che esulano dall’attività di pianificazione” [13] (?).


I motivi di queste esclusioni, sono ravvisabili nella stessa Relazione Generale del Nuovo Piano Particolareggiato, dove i tecnici del Comune di Bari, progettisti del Piano, precisano che hanno accolto solo “in parte le osservazioni formulate” dalla I Circoscrizione. Infatti, circa la necessità di un’approfondita analisi storica preliminare alla definizione del Piano ed il coinvolgimento della Soprintendenza richiesto dalla Circoscrizione, si spiega che le aree di che trattasi non risultano interessate “da specifici provvedimenti di vincolo” e, dunque, di nessun valore storico. In realtà, è la stessa Amministrazione Comunale, che pur potendo individuare attraverso il Piano stesso (art.46 NTA del PRG), le “aree da considerare di prevalente interesse storico”, ne “decreta” l’assenza. La relazione al Piano afferma che: “non è stato possibile individuare, nell’ambito dello stesso, aree da considerare di prevalente interesse storico” [14], pur riconoscendo un’ “innegabile valenza scenografica rappresentata dalla quinta prospettica”. La paradossale convivenza, nell’ambito di uno stesso luogo, di una valenza scenografica ed un’assenza di interesse storico, si può risolvere solo ricordando quello che i cittadini di Palese e Santo Spirito, invece, conoscono bene. L’“innegabile valenza scenografica della quinta prospettica” nasce da un lungo processo storico (che al borgo di Santo Spirito, oggi, non è riconosciuto) che ha definito geometrie, strutture, colori e rapporti prospettici, a cui hanno partecipato coloro che hanno abitato, da secoli, tali luoghi. Per questo motivo, agli stessi elementi che costituiscono la quinta prospettica, l’immagine che ai cittadini di Palese e Santo Spirito è tanto preziosa, in quanto segno della memoria e della tradizione, bisognerebbe anche assegnare un “prevalente interesse storico”. Al contrario, postulando, com’è ravvisabile in più punti della relazione, un’ambigua definizione di “vocazione turistica” [15] applicata, senza alcuna precisazione, a tutto il borgo di Santo Spirito, si sconvolge quest’immagine e si nega l’origine e l’identità dei luoghi. Sancendo una diffusa “vocazione turistica” del borgo, da cui deriverebbe un’”edilizia bassa, costituita in gran parte da tipologie a due piani”, è facile, da una parte, immaginare un prospetto sul mare allineato ad un’unica altezza (8 – 10), come prevede il Nuovo Piano, in cui si cancellano i segni e le geometrie di un’edilizia, magari più modesta, costituita dal solo piano terra e connessa ad un uso della resistenza differente rispetto quello delle ville o dei palazzi, dall’altra parte, con gli stessi criteri, si possono negare sopraelevazioni nelle aree, immediatamente interne, verso la via Napoli [16]Sul Lungomare di Santo Spirito e nelle immediate vicinanze, convivono e sono visibili, costruzioni ad uso della borghesia, le quali hanno offerto a S. Spirito, l’”immagine di un’elegante e preziosa “stazione turistica” [17], a cui si affiancano architetture legate “alle attività produttive, all’agricoltura e alla pesca”. Nel borgo marinaro, a partire dall’Ottocento, “scelgono la residenza definitiva (e non stagionale), con le loro famiglie, contadini, muratori che hanno partecipato alle nuove costruzioni, marinai, attratti dal mare pescoso” [18] oltre ai guardiani delle ville. È proprio, il rapporto armonico tra diversi usi del territorio, a costituire una peculiarità del luogo, che andrebbe difesa, senza limitare alcuno sviluppo, ma conservando nelle trasformazioni, i segni del passato. Una prima traduzione di questo principio, non nega la possibilità di crescita verticale dei fabbricati, ora solo con una superficie al piano terra, ma “impone” sopraelevazioni riconoscibili e distinguibili dalle precedenti strutture ed “ammette” un’integrazione delle reti infrastrutturali, della fogna bianca, dell’illuminazione, degli spazi verdi, con le esigenze presenti della popolazione e con le loro tradizioni. Non sufficienti appaiono, invece, le indicazioni del “piano del colore” o le indicazioni progettuali contenute nel Piano, le quali potrebbero dare luogo anche a demolizioni e a costruzioni di nuovi edifici più elevati, magari dotati anche di fittizi partiti decorativi, ma del tutto moderni, magari nella tipologia strutturale e dove i segni di un passato sono cancellati, rifusi, nelle nuove facciate. È interessante ricordare, a tal proposito, la recente legge regionale della Regione Puglia, che mira alla difesa delle volte storiche e, congiuntamente, le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al DM 14 gennaio 2008, le quali prescrivono operazioni di “adeguamento” quando si interviene su strutture esistenti. Non mancano, nel Nuovo Piano prescrizioni d’interventi di “ridefinizione dell’involucro edilizio o di riconformazione”[19], tuttavia anche in questo caso, sembrano esserci blande, contestabili, in quanto non aggiornate, indicazioni, non sufficienti a garantire l’efficienza delle “permanenze culturali e ambientali”, né sembrano scaturire da un’attenta analisi delle “qualità architettoniche delle preesistenze medesime”. E’ il caso della norma tecnica di attuazione al Piano che consente la costruzione di soppalchi, mediante la demolizione del solaio di copertura e la “successiva sostituzione con altro a quota diversa”[20]In realtà, nel Nuovo Piano, per stessa ammissione dei Progettisti, è assente un giudizio di merito, dell’area oggetto di trasformazione, che la possa qualifica come degna d’interesse storico e, di conseguenza, mancano le necessarie prescrizioni. A fronte di affermazioni secondo le quali il nucleo di Santo Spirito “non essendo caratterizzato da un edificato esistente di notevole rilevanza dal punto di vista storico, rappresenta un ambito di notevole valenza ambientale, paesaggistica e turistica”[21], ci si chiede quali sono i parametri che consentono di ottenere il riconoscimento di rilevanza storica? Che vuol dire valenza ambientale? Che relazione esiste tra valenza paesaggistica e punto di vista storico? A cosa servono gi ritrovamenti archeologici che testimoniano invece un’origine romana del “locus Sancti Spiritus”? Perché si parla di “recupero dell’esistente” mediante “eliminazione di elementi aggiunti alle preesistenze e dissonanti da queste” e, poi, senza alcuna analisi storica che distingua elementi aggiunti e preesistenze, si prescrivono nuove cortine urbane, “livelli di valore ambientale” e “livelli di azione”? Altro punto di contraddizione del Piano è visibile nell’analisi delle “condizioni al contorno dell’abitato”. Afferma la relazione al Nuovo Piano: “la presenza in aree contermini alla zona di interesse ambientale A2 di altre già destinate dal PRG a servizi per la residenza e a verde di quartiere consente pertanto il reperimento di nuove aree a parcheggio, a verde, a servizi per la residenza, per lo svago ed il tempo libero” [22]. A tal proposito, bisogna ricordare, che le aree limitrofe alla zona d’interesse ambientale A2, a seguito di varianti e “convenzioni” nel frattempo intervenute, non sono e non saranno, destinate a servizi per la residenza e a verde di quartiere così come descritto dal PRG e, difatti, la perimetrazione del piano limitando il suo raggio di azione nei limiti definiti[23], non consente di trovare le risposte che, invece, i cittadini attendono. Assolutamente non sufficienti sembrano, invece, quei pochi interventi di sistemazione delle aree avere previsti nel Piano, come quelli che interessano l’ex Torre della Finanza [24]L’estrema rigidità di questo strumento urbanistico è, d’altronde, riscontrabile anche lungo il perimetro sud, lungo la via Napoli. In altri termini, la parte dell’antica strada verso il mare rientra nel piano, quella verso monte, no. In realtà, l’immagine comune (che deve essere oggetto di tutela) dell’antica strada consolare comprende equamente il fronte destro come quello sinistro, entrambi alberati e ricchi di testimonianze storiche[25], le quali, comunque, tanto su un fronte, quanto sull’altro, né vengono ricordate, né, tantomeno, organicamente tutelate. La stessa strada oggi, inoltre, compie ancora il suo ruolo di asse ordinatore di tutto il centro urbano di Santo Spirito e delle vie che lo collegano verso l’interno, ma con gravi difficoltà che meriterebbero di essere, maggiormente, esaminate. Accanto al Piano del colore, un Piano del traffico e della viabilità (e dell’accessibilità?), come nuove proposte per favorire la mobilità locale e coordinarla con quella a scala regionale, sarebbero tanto auspicate, quanto disattese nel Nuovo Piano. E non è sufficiente, pensare a nuove pavimentazioni o aree pedonali… con soluzioni “stagionali” richiamate nella Relazione in virtù della controversa e riduttiva “vocazione turistica” da cui “scaturisce un impiego principalmente stagionale della maggior parte dell’edificato esistente”[26]Per concludere l’analisi del Piano, la relazione finanziaria[27], computando le spese previste per le trasformazioni proposte, rende ulteriormente chiaro, la modesta entità del piano e l’assoluta difformità dalle aspettative dei cittadini. 
Alla luce di quanto detto, si chiede all’Amministrazione Comunale di Bari, la redazione di un Nuovo Piano che dovrà:

1. Trovare la sua definizione all’interno di un processo “partecipato”. Appaiono, interessanti e meritevoli di attenzione i cosiddetti “Laboratori di Urbanistica” dove tutta la cittadinanza, in sede di formazione del Piano può esprimere le proprie esigenze e trovare adeguate risposte;

2. Riconoscere, la corretta identità del territorio, a seguito di approfondita analisi storica, quindi tipologica, paesaggistica e sociologica;

3. Affermare, con chiarezza, un progetto di sviluppo del territorio e le strategie da adottare;

4. Coordinarsi con la progettazione di altri strumenti urbanistici, in questo momento, allo stato di redazione, quale il Nuovo PUG del Comune di Bari, il Piano Strategico di area metropolitana, ecc., onde evitare sovrapposizioni ed inutili contraddizioni.

5. Svilupparsi oltre i limiti delle attuali perimetrazioni e comprendere sistemi di raccordo adeguati con il resto dell’abitato.





Bari, Novembre 2009

aggiornamento AGOSTO 2013: malgrado queste ed altre critiche, la circoscrizione di Palese-Santo ha approvato (nei tempi stabiliti) con "riserve" il Piano redatto dal Comune, ma ad oggi il Comune non ha ancora discusso dello stesso...  


mariano victor bavaro







[1] Vedi art.46 NTA del PRG del Comune di Bari (Variante generale al piano regolatore generale adottata con deliberazione consiliare n.991 del 12-12-1973 ed approvata con decreto del presidente della Giunta Reg.le n.1475 dell’8-7-1976).


[2] ibidem


[3] ibidem


[4] ibidem


[5] ibidem


[6] Vedi Relazione Generale del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A2, pag. 19.


[7] ivi, pag. 15.


[8] ivi, pag. 19.


[9] ivi, pag. 6.


[10] Vedi tav. 16 del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A.


[11] Vedi Relazione Generale del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A2, pag. 3.


[12] ivi, pag. 14.


[13] Vedi Relazione Generale del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A2, pag. 22.


[14] ivi, pag. 3.


[15] Vedi Relazione Generale del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A2, pag. 13.


[16] ivi, pag. 15.


[17] V. Lozito, Santo Spirito. Storia di un centro costiero in Terra di Bari, Levante Editori, Bari, 1994, pag. 109.


[18] Ibidem.


[19] Vedi Relazione Generale del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A2, pag. 14.


[20] Ivi, pag. 15.


[21] Vedi Relazione Generale del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A2, pag. 10.


[22] Ivi, pag. 6.


[23] Vedi tav. 1 del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A.


[24] Vedi Relazione Generale del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A2, pag. 20.


[25] V. Lozito, Santo Spirito. Storia di un centro costiero in Terra di Bari, Levante Editori, Bari, 1994, pag. 93-96.


[26] Vedi Relazione Generale del Piano Particolareggiato della zona d’interesse ambientale A2, pag. 6.


[27] Ivi, pag. 22.

VERA STORIA DEL MANCATO INTERRAMENTO DEI BINARI A PALESE OVVERO Il nodo ferroviario di Bari e le sue implicazioni per l’abitato di Palese

Il nodo ferroviario di Bari, ed in particolare la soluzione che si prevede per il territorio a Nord, è uno dei temi che da anni accende la passione civile e anima la discussione politica nella comunità di Palese e Santo Spirito; il movimento di opinione, le numerose manifestazioni e dibattiti pubblici che negli ultimi anni si sono susseguiti, nascono dalla consapevolezza che, da sempre, le vite dei residenti sono state condizionate dalla presenza del fascio di binari che ha determinato una frattura urbanistica tra le due parti dello stesso territorio con gravi conseguenze sulla viabilità e sulla sicurezza degli abitanti.
Col tempo, però, nella popolazione è cresciuto il desiderio di affrancarsi dall’idea che tale situazione fosse quasi un inevitabile prezzo da pagare allo sviluppo economico del Paese (così come è accaduto per l’aeroporto di Palese con il suo inquinamento chimico e acustico e per il fascio di asfalto della 16 bis con le sue pericolose curve) e si è così affermata la consapevolezza che la vivibilità del quartiere andava sostenuta anche a costo di porre in essere contestazioni e proteste di notevole impatto civile e mediatico.
Ed è proprio grazie a questo desiderio di appropriazione dell’integrità del proprio territorio, con una riacquisita consapevolezza di poter essere protagonisti dello sviluppo e della crescita della propria comunità, che questo tema è stato posto al centro della agenda politica dei nostri amministratori locali.
Con l’avvento della Giunta Di Cagno Abbrescia “il nodo” ha assunto connotati di vitale importanza per la sopravvivenza sociale ed ambientale del territorio a nord di Bari; tale interesse ha portato, cosi, alla previsione, concordata tra Comune di bari e FFSS, di realizzare cavalcavia, sottovia e muri in cemento. Questa idea però rappresentava semplicisticamente una risposta al problema della sicurezza, ma non teneva conto della volontà, della “ricucitura” urbanistica del territorio.
Con la giunta Emiliano, e successivamente con l’avvento di Vendola alla Regione, e grazie alla determinazione di un numero sempre crescente di cittadini che hanno manifestato il proprio disappunto per questa idea progettuale, si arrivò ad un cambio radicale della visione strategica del nodo ferroviario, e si iniziò a parlare sempre più insistentemente di soluzioni alternative, che prevedevano la trincea o addirittura l’interramento dei binari.
Tale desiderio si concretizzò con l’accordo di programma sottoscritto tra Governo, Regione e Comune siglato nel marzo 2007 che prevedeva non solo gli interventi nella tratta Sud, ma contestualmente la realizzazione dell’interramento dei binari nella tratta Nord (tra Palese e Santo Spirito) e l’eliminazione dei passaggi a livello; una prima ipotesi progettuale, frutto di questo accordo, presentata pubblicamente ai cittadini, prevedeva degli interventi a basso impatto socio-urbanistico, ovvero interventi poco o limitatamente invasivi per le abitazioni circostante. Tuttavia, a distanza di qualche anno (2009) è stato elaborato, il progetto preliminare, condicio sine qua non per ottenere finanziamenti nazionali e europei, senza considerare e non se ne comprendono le ragioni, lo studio di fattibilità precedentemente elaborato (e finanziato), ma preferendo soluzioni più “invasive” (si parla di decine di case che, in questo caso, verrebbero abbattute).
Attualmente (dicembre 2011) il progetto preliminare rappresenta l’unico documento ufficiale sul tema.
Di seguito sono dettagliati i momenti salienti della vicenda:
- Nel mese di febbraio 2008 l’assessore regionale ai trasporti Loizzo comunicava che il CIPE, nella seduta del 1 febbraio 2008, aveva stanziato 398 milioni di euro come primo blocco degli 850 milioni previsti che interessavano il nodo ferroviario di Bari. Uno stanziamento stabilito dagli accordi siglati dal governo regionale pugliese con il ministro dei trasporti Antonio Di Pietro che prevedevano la realizzazione di imponenti progetti per la Puglia e di portata storica per Bari ed in particolare l’interramento dei binari nei quartieri a nord della città. Sempre in tale periodo durante un’assemblea a Palese personaggi istituzionali di rilievo si espressero in merito ai tempi e alle modalità dell’interramento: “se la classe dirigente saprà cogliere l’occasione e lavorare bene, l’interramento dei binari potrà iniziare nel 2009”. Fu questo in sintesi il pensiero di Pasquale Borrelli, direttore compartimentale RFI, che, senza mezzi termini, invitava i rappresentati di regione e comune di Bari ad attivarsi in fretta per risolvere definitivamente il problema del nodo ferroviario di Bari con un progetto definitivo ed appalto delle opere. L’ingegner Borrelli dichiarò pure che i dirigenti di RFI consideravano strategico e prioritario il nodo di Bari e per questo stavano predisponendo il progetto preliminare; ad ottobre 2008 sarebbe stato sottoposta al vaglio degli enti locali interessati per poi passare al progetto esecutivo e all’appalto dei lavori nel 2009. “II nodo ferroviario di Bari porterà vantaggi all’intera Puglia sotto l’aspetto strategico trasporti stico” - dichiarò l’assessore all’urbanistica Ludovico Abbaticchio - dando atto che il progetto di interramento aveva ricevuto il placet anche di qualificati esponenti del precedente governo Berlusconi come Guido Viceconte ed il ministro dei trasporti Pietro Lunardi. L’ingegner Carlo Listorti della Proger, ditta incaricata del progetto di fattibilità dell’interramento, aveva spiegato le varie fasi del progetto per interrare i binari nei quartieri di Palese e 5. Spirito e aveva ribadito che il costo previsto per l’intera opera era di circa 370 milioni di euro e che i lavori sarebbero durati circa 5 anni (lo studio è attualmente visionabile al link http://www.uilpuglia.it/public/allegatiaree/trasporti/relazione_palese.pdf ). L’assessore Mario Loizzo dichiarò che i fondi, circa 850 milioni di euro complessivi, erano disponibili e dovevano essere spesi e rendicontati, pena la restituzione, entro il 2015.
- Nel 2010, a fronte di date, somme stanziate e scadenze varie, i cittadini di Palese e S. Spirito, perplessi dal silenzio assordante che ha coperto tutta l’intera, prendevano atto che il nuovo
assessore regionale ai trasporti della Giunta Vendola, Minervini, comunicando il parere positivo del Ministero dell’ambiente sul progetto del nodo ferroviario per la parte sud di Bari, non faceva nessun riferimento alla parte nord (Palese - S. Spirito). Si veniva a sapere, invece, che, a seguito di una riunione tra Regione, Comune di Bari e RFI (senza alcun rappresentante della I Circoscrizione) vertente sul Nodo ferroviario di Bari e sulle intese relative alla elaborazione e realizzazione, nelle more dell’esecuzione e completamento dei lavori, si sarebbero realizzati nel territorio di Palese, “soluzioni definite temporanee” (vedi muri di chiusura in luogo dei passaggi a livello), annullando così le speranze dell’interramento e inibendo la circolazione nell’abitato.
- Urgentemente, invitato a Palese, nel marzo del 2011, l’Assessore Minervini, esponeva in maniera articolata i vari passaggi della vicenda precisando che gli interventi a Sud e a Nord di Bari, sono stati sempre inseriti, nel corso dell’iter tecnico -amministrativo, nello stesso progetto, ma sarebbero stati finanziati diversamente. La parte di intervento a Sud (Japigia) sarebbe stata finanziata con fondi P.O.N , 380 milioni, derivanti da finanziamenti europei mentre la parte Nord (Palese-S.Spirito) dai fondi F.A.S nazionali. Tuttavia, per l’interramento a Palese e S.Spirito ci sarebbero stati problemi finanziari, derivanti dalla diversa fonte di finanziamento rispetto a Japigia, essendo i FAS un’ incognita in quanto a disponibilità, sia tecnici, poiché il progetto preliminare di RFI, a differenza del progetto di fattibilità (approvato) della Proger, “improvvisamente” e senza alcuna ragione evidente, prevedeva un interramento molto invasivo con l’abbattimento di ben 70 case. Minervini, al termine dell’incontro, s’impegnava ad organizzare un tavolo di confronto con RFI insieme a tecnici locali, e Circoscrizione per modificare il progetto preliminare. Per la cronaca, allo stesso incontro era stato invitato anche l’assessore comunale Sannicandro, puntualmente assente, a dimostrazione dell’interesse della città di Bari per le sue periferie.
Molti cittadini, tuttavia, si sono chiesti il motivo di una distinzione tra nord e sud di Bari. Non sarebbe stata più equa, giacché appartenenti ad un unico progetto, una ripartizione delle somma PON fra i due interventi, costringendo Governo Nazionale e la stessa Regione a fare la loro parte con i Fondi FAS per la rimanente parte di finanziamento dell’intera opera? Perché la Regione Puglia, tanto attenta all’Urbanistica ed ai diritti sociali, non ha preteso che si facessero modifiche al progetto preliminare? Con quali criteri si è scelto di avvantaggiare la parte a Sud, piuttosto che quella a Nord?
- Dicembre 2011: con il cambio di governo e il varo di urgenti manovre finanziarie, si apprende che durante la riunione del CIPE, tenutasi lo scorso 7 dicembre 2011 a Roma, il progetto preliminare, con tutte le autorizzazioni necessarie (e senza le modifiche promesse dall’Assessore Minervini), all’ultimo momento è stato rimosso dai progetti finanziati nell’ambito del contratto di programma di RFI, inficiando, evidentemente, tutta la tratta ad Alta Capacità Lecce- Bari-
Napoli. Contestualmente, il CIPE non ha mancato, però, di approvare l’Alta velocità Milano-Genova e il secondo lotto della linea Alta velocità Treviglio-Brescia.
I politici locali, hanno quindi promesso di “ non arrendersi” e hanno chiesto un incontro con il Ministro competente.
A questo punto crediamo sia arrivato il tempo di fare chiarezza sull’intera questione; è importante capire se è rimasta inalterata la volontà delle amministrazioni interessate (comunale e regionale) a voler proseguire il percorso intrapreso con l’accordo di programma del 2007 che prevede interramento e interventi limitati sul territorio costruito, restituendo ai cittadini di Palese il diritto di muoversi, in sicurezza, liberamente, senza limitazioni nel proprio paese e tutelando le attività economiche presenti.
Palese, dic. 2011
mariano victor bavaro