città metropolitana bari

La Città metropolitana di Bari rappresenta uno dei 10 enti amministrativi del territorio italiano (città metropolitane) identificati dal decreto legge 95 del 6 luglio 2012 di revisione della spesa pubblica (spending review). Previsto per la prima volta dalla legge 8 giugno 1990, n. 142 (artt. 17-21) sul nuovo ordinamento degliEnti locali, ha trovato nuovo slancio nell'art. 114 della Costituzione della Repubblica Italiana, dopo la riforma dell'ordinamento della Repubblica del 2001 con la modifica del titolo V della Carta Costituzionale

venerdì 9 agosto 2013

Un santo nero a Palese-Santo Spirito

CHIESA RURALE DELL' ANNUNZIATA DI   CAMPAGNA IN AGRO DI BARI – S.SPIRITO:  Il   Santo    di   colore
                                                                                                                   





La piccola chiesa rurale dell'Annunziata, risalente al periodo romanico, è attualmente situata in agro di S.Spirito, al confine tra il territorio di Bitonto e quello di Bari .
E' ubicata a margine della strada provinciale che dall'aeroporto  di Palese raggiunge la città di Bitonto,  in prossimità dell'antico cippo confinario detto il “titolo” di Camerata.
 Costruita sul ciglio di Lama Balice, da secoli è meta di pellegrinaggi.  E' attualmente  aperta alla devozione dei fedeli il 25 marzo e la prima domenica dopo Pasqua.
Essa è stata completamente rifatta nell'alzato e nelle coperture intorno all'anno 1585 e ulteriormente restaurata  nel 1805, conservando il quadrato di base, con abside ad oriente, riconducibile allo stato originario medievale della costruzione.
Sulle pareti interne, sotto strati di calce, è apparso, a testimonianza di una devozionale cultura popolare, un interessante corredo decorativo,  opera, in particolare, del maestro Ruggiero Bruno da Cosenza, che si firma.
Negli affreschi laterali particolare curiosità desta la giovane figura maschile, dai tratti negroidi, che è dipinta insieme ad altri santi della Chiesa cattolica.
Raffigurata anch'essa con una aureola in testa, è  certo che tale figura  rappresenti  una  persona riconosciuta santa, o, per lo meno, ritenuta tale.
Alcuni indizi e ricerche specifiche sui santi di colore, per la verità pochi e, per  la maggior parte, di origine siciliana, conducono a ritenere,  che tale personaggio raffiguri, con molta  probabilità, San Benedetto il Moro, detto anche Benedetto da San Fratello, al secolo Benedetto Manasseri, un  monaco francescano vissuto nel XVI secolo in Sicilia.  1)
 A tale conclusione è pervenuto  anche il prof. Vincenzo Colonna, studioso di storia locale.
Riferisce l'agiografia di A. Daça (Valladolid- 1611) che San Benedetto nasce nel 1524 nel paese di San Fratello, vicino a Messina, e muore a Palermo il 4 aprile del 1589.
Non risulta chiaro se è uno schiavo di colore, figlio di schiavi negri, di origini etiopi, che già si erano convertiti al cristianesimo o nati cristiani; oppure, se è figlio di uno schiavo di nome Cristoforo, appartenente alla famiglia Manasseri, e di Diana, già franca,  entrambi di origine etiope, nato libero per concessione dello stesso Manasseri, da cui prese il cognome.
Da ragazzo pascola le pecore del padrone del padre, di cui è al servizio,  si veste con abiti di foglie di palma intrecciati e conduce già una vita solitaria, guadagnandosi immediatamente il soprannome di  Santo moro.
 In odore di santità, lascia a diciotto anni la casa di famiglia e si rifugia, a ventuno, come frate laico, nell'eremo di Santa  Domenica a Caronia, nei pressi del suo paese natale, ove accorrono da lui, benchè analfabeta,  anche moltissimi ecclesiastici, maestri di teologia e persino il Vicerè, per ricevere i suoi saggi consigli.
Divenuto frate francescano, chiede di  appartenere all'Ordine dei Riformati e si trasferisce presso il monastero di  S, Maria di Gesù sul Monte Pellegrino, a Palermo, dove svolge umilmente la mansione di cuoco. Contribuisce a rintracciare le spoglie di Santa Rosalia, vissuta eremita quattro secoli prima sul monte e sepolta in una grotta.
Il suo culto di santo inizia molto prima della  morte.  La sua grande fama di taumaturgo in particolare, si diffonde tanto rapidamente in Sicilia, in Italia e in Spagna nonchè nelle altre terre dell'Impero spagnolo  e in Sudamerica, da avere subito, nel 1594, il primo processo di canonizzazione .
 Considerato da tutti un Santo, anche senza un ufficiale riconoscimento della Chiesa, il Senato di Palermo, nel 1652, lo ha già nominato “Beato Patrono” della città siciliana,  insieme a S. Rosalia.
Solo molto più tardi, nel 1743, viene beatificato dal Papa Benedetto XIV, che rese ufficialmente  possibile il suo culto. 2)
 Dopo un lunghissimo processo, il frate è finalmente canonizzato nel 1807.
 E' da ritenersi che la diffusione del culto di frate Benedetto,  anche prima della sua morte, pur senza il riconoscimento ufficiale di santo, sia stata fortemente voluta dai frati  francescani, sia  per  diffondere immediatamente  la vita prodigiosa e la personalità di un  loro  confratello, di colore, dotato di singolari doti di uomo di Dio, sia  per propagandare l'impegno avviato dall'Ordine relativo alla conversione  degli schiavi .
 Molto probabilmente questo fenomeno è avvenuto  anche in Puglia e a Bitonto,in particolare, dove è  significativa  la  presenza francescana e dove, forse, molti pittori locali vestono il saio.
 Occorre considerare che il francescanesimo del XVI secolo, attraverso la conversione religiosa degli schiavi o ex schiavi neri, convertiti, eremiti, in un periodo dove è ammessa la schiavitù   ,  sembra proporsi, peraltro, come valido strumento di integrazione sociale, soprattutto dove  numerosa è la presenza di schiavi di colore presso la popolazione locale. 3)
La ricerca di un modello di santità nera e la diffusa raffigurazione dell'immagine di un santo di colore, proveniente dal proprio ordine monastico, che in quel momento storico risponde al  modello di santità più perseguito dall'Ordine monastico, diventa, quindi, da parte dell'ordine francescano,  la immediata forma di testimonianza della loro significativa opera di evangelizzazione  fatta      presso le vittime della guerra corsara e la conversione dei popoli negri delle Indie.
Una testimonianza che conduce ben presto San Benedetto sugli altari delle chiese Centro-Sud America, dove, benchè in forma non ancora ufficiale, viene riconosciuto santo protettore del persone di colore e che consente anche di conoscere l'immagine del” Santo Moro” nella piccola chiesa rurale dell' Annunziata..

 mimmo bavaro



1)                   Per la possibile identificazione del Santo è stato molto determinante il testo di Giovanna Fiume “Il santo moro: i processi di canonizzazione di Benedetto di Palermo (1594-1807)”.
La copertina del libro riporta un dipinto del Santo, opera moderna di Giuseppe Madauro, la cui immagine risulta molto rassomigliante a quella dell'affresco della chiesa dell'Annunziata.
2)                   Papa Benedetto XIV è il primo pontefice che condanna la schiavitù nel mondo.

3)                   Nei possedimenti della Corona spagnola di Carlo V , compresa la Sicilia e la Puglia, la presenza degli schiavi di colore è ivi rappresentata  non solo da quelli che vengono catturati sulle coste dell' Africa e regolarmente venduti,  ma anche da quelli sottratti alle forze nemiche. Nella sola battaglia navale di Lepanto, combattuta nel 1571, l'esercito cristiano libera 15.000 schiavi cristiani dalle galee turche, ma cattura ben 10.000 prigionieri e numerosi altri schiavi  di colore che,  venduti, vanno ad incrementare significativamente la presenza della schiavitù nei paesi dell'Europa cristiana.

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